di
Maria Luisa Asta
La data di oggi, 1° Aprile 2022, entra nella storia: dopo 25 mesi, l’Italia dice addio allo stato di emergenza, alle regioni a colori, alle restrizioni, che step dopo step spariranno. Gli italiani salutano il Comitato scientifico, amato e temuto, spesso sbeffeggiato; saranno un ricordo i bollettini, le conferenze stampa, le autocertificazioni, i tamponi, gli hub ed i drive in.
Ma è davvero tutto finito?
A leggere gli ultimi dati non sembrerebbe e di certo lo stato di emergenza non è finito per infermieri e medici, che da circolare ministeriale, restano comunque in allerta fino al 31 dicembre 2022.
Oggi, l'indice di contagio Rt si conferma sopra la soglia epidemica con un valore di 1,24 (da 1,12 della precedente rilevazione) mentre l'incidenza è in lieve flessione a 836 casi per 100mila abitanti del periodo 25-31 marzo da 848x100mila del 18-24 marzo. Sono i dati che emergono dalla rilevazione dell'Istituto superiore di sanità-ministero della Salute sull'andamento dell'epidemia di Covid-19. In aumento la presenza dei pazienti negli ospedali: al 31 marzo i pazienti Covid occupano il 15,2% dei posti letto di area medica (dal 13,9% della settimana prima) mentre le terapie intensive passano al 4,7% dal 4,5% del 24 marzo.
Se tutto sembra tornato alla normalità e per le strade i volti (tranne quelli dei più attenti e timorosi) sono tornati interamente visibili e non coperti dalle mascherine, se abbiamo azzerato le distanze di sicurezza e torniamo a stringerci le mani, negli ospedali infermieri e medici combattono ancora il mostro invisibile, dentro tute da astronauta che prosciugano corpo ed anima.
Gli infermieri, sono in perenne stato di emergenza: reparti riconvertiti, ferie sospese, riposi bloccati, liste d’attesa da recuperare, carenze d’organico mai risolte, colleghi che tornano a positivizzarsi e decine di turni da coprire.
No, per gli infermieri il Covid non è finito, le terapie intensive tornano a riempirsi...
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