Vi segnaliamo: Madri lavoratrici, il nuovo Bonus Mamme vale fino a 480 euro nel 2025: ecco come funziona

Tratto da www.infermieristicamente.it 

di
Maria Luisa Asta

 

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Con la Legge 8 agosto 2025, n. 118, che ha convertito il Decreto-Legge n. 95/2025, il governo ha riscritto alcune delle regole chiave sui sostegni economici destinati alle famiglie e ai lavoratori. Tra le misure più rilevanti per il mondo sanitario – e in particolare per le professioniste infermiere – c’è il nuovo assetto del cosiddetto Bonus Mamme, rivisto nell’articolo 6 del provvedimento.

Un cambiamento che riguarda molte infermiere
La misura, introdotta in origine dalla Legge di Bilancio 2025 come esonero contributivo in busta paga, cambia voltoper il solo anno in corso. Dal 10 agosto 2025, data di entrata in vigore della legge, il bonus si trasforma in un trattamento integrativo diretto, erogato dall’INPS e non più in busta paga.

Parliamo di 40 euro al mese, per un massimo di 480 euro complessivi nel 2025. Il bonus sarà erogato in un'unica soluzione a dicembre, e solo su richiesta da parte delle lavoratrici interessate.

Chi ne ha diritto e chi resta esclusa
La nuova formula del Bonus Mamme non riguarda tutte. La platea si restringe a:

Lavoratrici madri con almeno due figli

Con contratto a tempo determinato oppure autonome

Restano escluse invece le lavoratrici a tempo indeterminato, tra cui rientra la maggior parte del personale infermieristico del SSN. Per queste ultime, però, non tutto è perduto.

Le madri con tre o più figli e un contratto a tempo indeterminato continueranno a godere dell’esonero dei contributi previdenziali fino a 3.000 euro annui, già in vigore e prorogato fino al 31 dicembre 2026.

Un sistema a due velocità
La modifica non è passata inosservata. Il nuovo impianto lascia spazio a una disparità evidente tra diverse tipologie di contratto, con le lavoratrici stabili – in molti casi madri con carichi familiari importanti – che rischiano di essere penalizzate se hanno meno di tre figli.

In ambito sanitario, dove il personale femminile rappresenta la stragrande maggioranza e dove spesso si lavora con contratti a termine (pensiamo alle cooperative, agli enti privati, o ai progetti regionali), il trattamento integrativo potrebbe essere un piccolo ma concreto supporto.

Tuttavia, il limite massimo di 480 euro annui e la necessità....

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